sabato 3 marzo 2018

NanoWrimo: La mia esperienza





Lo scorso novembre ho partecipato al NanoWrimo, un'annuale gara internazionale che ha l'obiettivo di aiutare i partecipanti a vincere la pigrizia e a scrivere in maniera costante per un mese. La sfida è quella di riuscire a raggiungere le 50.000 parole in trenta giorni.


Nel 2017 mi sono cimentata per il secondo anno, questa volta con la gioia di risultare tra i vincitori. 





Non si vince niente di concreto, eh. 

Ma è stato bello mettersi in gioco e dimostrare a me stessa di essere capace di scrivere ogni giorno.

Nel 2016 ho partecipato con una storia distopica che poi, finito il Nano, è rimasta nel cassetto in attesa di essere ripresa e terminata. Al momento si trova ancora lì, ma spero davvero di tornare a lavorarci al più presto. 


Per tutta l'estate scorsa mi ero detta sicura di voler partecipare nuovamente al NanoWrimo e portare a termine il lavoro dell'anno precedente. A ottobre invece, a causa di numerosi impegni, mi ero convinta che non avrei partecipato.


Il due novembre, però, non ho resistito e mi sono lanciata nella folle corsa, in ritardo di un giorno, senza la programmazione che in estate mi ero promessa di fare prima dell'inizio della gara. 


Oltre alla mia improvvisa decisione di prendere parte al Nano, nonostante avessi già deciso di non farlo, un'altra scelta mi ha colto di sorpresa: quella di non terminare il lavoro lasciato a metà e di gettare le basi di un progetto a cui pensavo da circa un anno (forse anche di più) ma che non avevo ancora avuto il coraggio di iniziare.


Perché non ne avevo avuto il coraggio? 


Perché è assolutamente falso ciò che si crede, ovvero che dopo aver scritto un libro scriverne altri diventi più facile. Anzi, se è possibile, è il contrario. 


Quando inizi a scrivere il primo libro non hai idea di quanto tempo ci vorrà e di quanto faticoso sarà. Per iniziare il secondo ci vogliono coraggio, forza di volontà e pazienza.


Alla fine però ho ceduto, la storia premeva per essere raccontata e non ho potuto fare altro che assecondarla. 


Di questo progetto e dei suoi progessi te ne parlerò nel prossimo articolo.


A presto, 

Giuliana


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