
Voglio inaugurare la rubrica Frammenti di storie facendoti dono dell'estratto di La Ginestra, racconto pubblicato nell'antologia "L'amore non crolla - Storie di Natale".
A breve scriverò un articolo sul progetto benefico che c'è dietro a questa raccolta di racconti, perciò non perdertelo.
Se intanto vuoi saperne di più, puoi leggere l'intervista fattami da Sharon Vescio, oppure sbirciare su Amazon e lasciare che sia il libro stesso a parlare.
Ti lascio alla lettura!
A presto.
Giuliana
La Ginestra
di Giuliana Leone
Il primo Natale dopo il terremoto ho pensato alle ginestre. Non che ce ne fossero, nella palestra dove eravamo stipati, affatto. A dire il vero non avevo idea del perché quell'immagine seguitasse ad apparirmi davanti gli occhi, ancora e ancora. Forse per via di qualcosa che avevo letto in passato e che non riuscivo a ricordare. È incredibile come funzioni la mente, è incredibile la sua capacità di tirare fuori cose, anche nei momenti in cui credi non avere dentro più niente.
Oggi il Natale ha assunto un valore particolare, in questo posto, è diventato un evento comunitario, un momento di ritrovo per le famiglie e i concittadini. Si è di più che in passato e si sta quasi stretti nella grande palestra. Però, per il resto, non è cambiato niente. L’albero che sfiora il tetto è ancora addobbato con ogni tipo di decorazione. Alcune sono state realizzate dagli alunni della scuola elementare, altre sono frutto del contribuito dei cittadini. Ci sono un orsetto di biscotto e una bambolina ricamata a mano, per esempio. C’è addirittura un soldatino giocattolo, tenera offerta di un bambino.
Fu così anche quell’anno. Nonostante nessuno avesse voglia di festeggiare, si decise che bisognava farlo per i più piccoli. E così ci si riunì tutti al Centro di Raccolta. Ognuno partecipò donando ciò che era riuscito a recuperare dalle macerie. Chi non era riuscito a salvare nemmeno una pallina mise dell’altro.
Era così prezioso, quel primo albero.
Una scarpetta di neonato era tutto ciò che rimaneva a una famiglia del suo bambino, eppure era stata appesa a quel ramo di abete e donata alla collettività. C’erano gli oggetti più svariati, fotografie e perfino un cucchiaino d’argento di un servizio buono che non sarebbe stato usato mai più. Era un po’ come se quell’albero ridasse senso a cose che senso non ne avevano più. Era come se quei resti di case e di vite, una volta insieme, potessero tornare a servire, tornare a essere parte di qualcosa.
Anche la tavola è sempre nello stesso punto, ed è forse anche più preziosa dell’albero. In quella tavolata imbandita, infatti, siedono tutti: ci sono le nuove famiglie; i bambini di un tempo ormai cresciuti; c'è anche chi torna proprio per l'occasione, nonostante ormai abiti altrove. Il cenone è diventato una tradizione da quel primo Natale, quando l'unico conforto al dolore era il poter stringersi con il resto della comunità.
Anche oggi per un po’ si parla del più e del meno, poi è inevitabile, l’argomento ritorna a quella sera. Vengono ricordati gli eroi, quelli che ce l’hanno fatta e quelli che non ce l’hanno fatta. [...]
Buon inizio con il tuo blog
RispondiEliminaGrazie mille <3
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